In 8vo (142x88 mm). Pp. 320. Segnatura: a-u8. Carattere corsivo latino e greco. Legatura del XVIII secolo in mezza pelle con fregi e titolo in oro al dorso, taglio rosso. Lievi fioriture, margine superiore un po' corto, minimi aloni marginali, insignificante strappetto all'ultima carta senza danno al testo, ma nel complesso ottima copia.
RARA EDIZIONE ORIGINALE pubblicata postuma per le cure del figlio dell'autore Giovanni Dazzi e da questi dedicata a Cosimo de' Medici. A pagina 5 segue un'altra dedica di Andrea Dazzi a Pietro Soderini. La raccolta si apre con numerosi epigrammi ed elegie: in quei versi nei quali egli canta il suo amore per una certa Fulvia si comprende come il Dazzi «seppe contemperare lo studio dei classici con quello dei poeti volgari e soprattutto del Petrarca» (G. Bottiglioni, La lirica latina in Firenze nella seconda metà del secolo XV, Pisa, 1913, p. 140 e inoltre pp. 136-144). Seguono otto selve in esametri, ciascuna dedicata ad un argomento diverso: lodi adulatorie, notizie autobiografiche, scene di vita contemporanea, ecc. Chiudono la raccolta il poemetto eroicomico in tre libri Aeluromyomachia, scritto in età giovanile, qui pubblicato da M. Serafini e da questi dedicato a P. Cattani da Diacceto, e un'orazione latina in lode delle lettere greche. Dall'esame dei componimenti emergono le fitte relazioni che il Dazzi intratteneva con i personaggi più importanti del tempo, tra i quali ricordiamo J. Naldi, P. Crinito, G. Rucellai, L. Albizzi, L. Torelli e M. Tarcaniota. Proprio l'inimicizia tra quest'ultimo e A. Poliziano, che era stato maestro del Dazzi, causò la successiva rottura tra il Poliziano e il Dazzi stesso, il quale «in una serie di epigrammi assai mordaci, attaccò il Poliziano nel suo punto più vulnerabile, cioè nella sua immoralità » (Bottiglioni, op. cit., p. 144). Lo accusò infatti molto arditamente di omosessualità . «Parmi ces poésies il y en a de fort libres... La plupart sont dans le genre de Catulle et de Martial... Cela n'a point empêché ce recueil d'être réimprimé à Paris, en 1554, avec un privilège du roi» (J. Gay, Bibliographie des ouvrages relatifs à l'amour, aux femmes, au mariage..., Paris, 1894, I, p. 782). Numerosi sono i componimenti e le strofe in greco. In fine vi sono l'indice dei poemi e l'errata. Originario di Firenze, il Dazzi si formò nelle lettere latine sotto la guida del Poliziano e del Landino, mentre nelle lettere greche ebbe come maestro il Verino. Le sue qualità di erudito gli fecero ottenere l'insegnamento di lettura greca presso lo Studio Fiorentino nel 1502. Insegnò ininterrottamente sia a Firenze che a Pisa fino circa al 1520, avendo come allievi P. Vettori, B. Cavalcanti, P. Mini ed altri. Proprio intorno a quegli anni una grave malattia lo rese completamente cieco e lo costrinse a ritirarsi presso la sua villa di Fiesole. Ciononostante egli continuò ad ottenere alcuni importanti incarichi pubblici e fu tra i primi ad entrare nell'Accademia fiorentina dopo la sua fondazione ufficiale nel 1541, divenendone in seguito censore. La sua memoria fu pubblicamente onorata da C. Bartoli e da M. Serafini, che lesse l'orazione funebre in S. Maria Novella (cfr. W. Rudiger, Andreas Dactius aus Florenz, Halle, 1897, passim).
D. Moreni, Annali della tipografia fiorentina di Lorenzo Torrentino, Firenze, 1819, nr. XXVI, pp. 78-79 («raro libro»). Adams, D-164. BMSTCItalian, p. 208. D. Moreni, Bibliografia storico ragionata della Toscana, Firenze, 1805, I, 318.
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