In 8vo (mm 178x110). Carte [8], 56. Segnatura: a8, A-G8. Marca tipografica del Palazzolo al frontespizio, fregi e iniziali incise in legno. Arrossature e fioriture, più evidenti sul titolo, volume un po' sciolto e parzialmente staccato dal dorso. Legatura del Seicento in piena pergamena rigida, titolo in oro su tassello al dorso, tagli spruzzati in rosso e marrone con titolo manoscritto su taglio inferiore (qualche macchia, piccolo mancanze e due restauri ai piatti). Al frontespizio firma di appartenenza “Victoris Algaroti phisicj”, da ricondurre al celebre medico Vittorio Algarotti (1533-1604), uno dei primi e più strenui propugnatori dell'uso dell'antimonio, di cui per primo ottenne e introdusse in terapia l'ossicloruro, ovvero una polvere cristallina da lui denominata pulvis angelicus che è rimasta nota, fino ai giorni nostri, come polvere di Algarotti. Tre segnature manoscritte, di cui due in inchiostro cassate, al contropiatto anteriore.
Probabile seconda edizione di questa fortunata tragedia, la cui prima edizione, con dedica al Duca di Mantova Vincenzo Gonzaga, venne stampata nello stesso anno a Bergamo in formato in 4to. La presente edizione, oltre alla dedica originale del Tasso, reca inoltre una dedica indirizzata dall'editore Marco Antonio Palazzolo ad Ettore Pedemonte. L'opera ebbe tale successo che nel solo anno 1587 ben 10 edizioni apparvero sul mercato, stampate in diverse città italiane, tra cui Ferrara, Mantova, Venezia, Cremona, Genova e Bologna.
Tratta dall'Edipo di Sofocle, si compone di cinque atti in versi. La prima parte della tragedia era apparsa col titolo di Tragedia non finita nelle Rime pubblicate a Venezia da Aldo il giovane nel 1582. La versione completa e definitiva, che risente degli influssi della Controriforma sulla personalità del Tasso, fu completata nel 1586.
“A much more celebrated imitation of Sophocles' Oedipus, and the best-known Gothic tragedy in the sixteenth century, is Torquato Tasso's Il re Torrismondo, first printed at Bergamo, Mantua, Turin, Ferrara, Verona, and Venice in 1587, but written earlier, perhaps started as early as 1573, right after he finished his dramatic masterpiece, the pastoral Aminta. As is well known, Tasso was plagued thoughout his literary life by the quarrel between Ancients and Moderns, between classicism and romanticism. By 1587 the classicists had won and Tasso was brought into subjection, though no Aristotelian criticism could wholly stifle his romantic instincts and his genius for lyric expression… The romantic argument was drawn from the Gothic past of northern Italy. Rosmonda, daughter of the king of the Goths, was fated by the stars to cause the death of her brother Torrismondo, heir to the throne…” (M.T. Herrick, Italian Tragedies in the Renaissance, Urbana, 1965, pp. 228-230).
Edit 16, 32519; Clubb, 826; Bregoli Russo, nr. 587; L. Carpanè, Edizioni a stampa di Torquato Tasso 1561-1994, Bergamo, 1998, I, p. 238; Serassi, p. 576; L. Carpanè & M. Menato, Annali della tipografia Veronese del Cinquecento, Baden-Baden, 1994, nr. 273.
[5770]