Spechio della fede christiana volgare. Novamente impresso diligentemente corretto: & historiato. MDXXXVI

Autore: CARACCIOLO, Roberto (1425-1495)

Tipografo: Bernardino Bindoni

Dati tipografici: Venezia, marzo 1537


CON CIRCA 50 VIGNETTE XILOGRAFICHE NEL TESTO

 

In 4to (mm. 210x155). Cc. 293, [5]. Segnatura: a-z8 &8 [con]8 [rum]8 A-K8 L10. Frontespizio entro cornice architettonica con vignetta xilografica al centro con motto “Nuptie Beate Virginis”. Marca tipografica, registro e colophon a c. L10r. Testo stampato su due colonne. Cornice ornamentale a c. a3r e circa 50 vignette xilografiche nel testo, di varia fattura e formato, tra cui una firmata con il monogramma L e quindi riconducibile all'incisore fiorentino Lucantonio degli Uberti, che fu attivo tra il 1503 e il 1557 a Verona, Venezia e Firenze. Pergamena rigida del Seicento, dorso rinforzato posteriormente con titolo manoscritto, tracce di legacci (piuttosto iscurita). Annotazioni e note di possesso posteriori al contropiatto e al risguardo anteriore. Firma di possesso “Di Baldassar Galeazzi” ripetuta due volte al frontespizio. Titolo un po' sporco, segni di tarlo in parte restaurati su alcune carte che toccano leggermente il testo, lievi aloni marginali e tracce d'uso, piccolo restauro al margine interno di alcune carte senza danno al testo, nel complesso buona copia.

 

Bella edizione figurata, del tutto identica a Edit 16, CNCE9323 e CNCE9326 salvo che per il frontespizio, dello Specchio della fede di Roberto Caracciolo, vero e proprio best-seller della letteratura devozionale del tardo Quattrocento. Il nome dell'autore compare nella dedica ad Alfonso duca di Calabria e all'ultima carta.

Composto nel 1490 a Lecce, lo Specchio della fede fu pubblicato per la prima volta a Venezia nel 1505 e poi più volte ristampato. “Un discorso a parte va fatto per le opere in volgare - i Sermones quadragesimales italiani e lo Specchio della fede - anche queste di ampissima diffusione, che appaiono essere […] il primo documento volgare nel suo genere: ché fino alla metà del ‘400 le prediche volgari che possediamo sono reportationes, redatte cioè da ascoltatori, mentre il Caracciolo appare il primo predicatore che stende egli stesso, e organicamente, in vista di pubblicazione, il frutto della sua attività oratoria. Anche in questo caso, si tratta di schemi che devono essere ben lontani dalle prediche quali tenute effettivamente sul pulpito. Se il pubblico che il Caracciolo ha di mira è ancora essenzialmente un pubblico di religiosi, esplicitamente dichiara d'altra parte di aspirare ad allargarlo anche a ‘laici e secolari' (lettera di dedica dello Specchio della fede ad Alfonso duca di Calabria). Le articolazioni fondamentali del discorso e le auctoritates sono enunciate sistematicamente in latino e tradotte poi in volgare. All'interno di ciascuna predica ricorre in genere almeno un exemplum, che è spesso condotto in forme vivacemente dialogate” (Z. Zafarana, Caracciolo, Roberto, in: “Dizionario Biografico degli Italiani”, XIX, 1976, s.v.).

 

Edit 16, CNCE9324; Sander, 1711; Essling, 837; Olschki, Choix, 4273.


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