La Pentesilea tragedia. Di Francesco Bracciolini. All'Illustrissimo & Reverendissimo Signore Monsignor Corsini chierico della Camera Apostolica

Autore: BRACCIOLINI, Francesco (1566-1645)

Tipografo: Giandonato & Bernardino Giunti & C.

Dati tipografici: Firenze, 1614


CON LA RARISSIMA TAVOLA SCENOGRAFICA SEMPRE MANCANTE

 

In 8vo (mm. 150x10). Cc. [50] numerate pp. 1-9, cc. 10-24, 17-28, 28-32, 34-40, [6] ed 1 tavola ripiegata incisa in rame fuori testo. Segnatura: A42A-F8. Presente la carta bianca A4, mancano invece le bianche finali F7 e F8. Marca tipografica sul frontespizio. Iniziali xilografiche. Caratteri romano e corsivo. Cartonato coevo cucito alla rustica con titolo manoscritto al dorso (mancanze ed aloni sparsi). Titolo un po' sporco, aloni e fioriture, piccolo segno di tarlo al margine superiore di alcune carte che non tocca il testo, lieve mancanza al margine interno dell'ultima carta senza perdita, un po' sciolto, ma buona copia estremamente genuina nel suo cartonato originale.

 

Prima edizione di questa tragedia in cinque atti, con coro alla fine di ogni atto, che narra del tragico amore tra Achille e Pentesilea, regina delle Amazzoni. La Pentesilea riflette il pessimismo moraleggiante, con influssi senechiani e tassiani, del teatro italiano del primo Seicento. Nel presente esemplare è aggiunta una tavola raffigurante la scena della tragedia che apparentemente non risulta censita in nessuna altra copia.

“Francesco Bracciolini Dell'Api nacque a Pistoia dal giureconsulto Giuliano, che seguendo la tradizione domestica aveva tenuto le maggiori cariche cittadine […] Le condizioni economiche della casa non erano molto floride e pertanto fu avviato, a Bologna e forse a Pisa, allo studio delle leggi, nelle quali divenne dottore senza prendervi passione, perché già tutto incline alle lettere. Stabilitosi a Firenze, poté seguire l'inclinazione naturale: ventenne fu ascritto all'Accademia Fiorentina […] [e] si esercitava nelle prime composizioni poetiche. Verso il 1590 si avventurò, con non grande successo, a Roma; fu poi uomo di corte a Napoli, a Genova, ove strinse amicizia col Chiabrera, e nuovamente a Roma. Di là passò alla segreteria del cardinale Federico Borromeo a Milano, nel quale servizio di sei anni (circa 1595-1600), piuttosto gravoso e rattristato da una malattia che lo tenne convalescente nel monastero di Sant'Ambrogio, cominciò a dare alle stampe i suoi lavori […] Nel 1601 il Bracciolini tornò a Roma, preceduto da buona fama poetica, come segretario di Maffeo Barberini, che lo apprezzava e lo incoraggiava a scrivere. Diede inizio, così, ad una intensa attività letteraria e di corte: fu tra i fondatori dell'Accademia degli Umoristi e venne accolto col suo signore in quella degli Alterati a Firenze; seguì il Barberini in numerose legazioni per la Curia romana: in Francia (1601) per la nascita del delfino, a Perugia per assistere alle opere di sistemazione del lago Trasimeno, nella nunziatura alla corte di Enrico IV a Parigi (1605). Nel settembre 1605 il Bracciolini lasciò improvvisamente il Barberini, diretto dalla corte di Francia a Pistoia, con l'intenzione di darsi alla vita ecclesiastica, forse per ottenere un canonicato. Nella sua città, lontano dalle corti, rimase sedici anni, il periodo più felice della sua produzione […] Il poema burlesco Lo Scherno degli dei, composto in quattordici canti nel 1617 e uscito nel 1618 […] è del Bracciolini il lavoro più noto e di maggior rilievo […] All'elezione al trono pontificio di Maffeo Barberini, […] il Bracciolini corse a Roma, accolto con simpatia e colmato di benefici e di onori. Gli fu anzi concesso di aggiungere allo stemma di famiglia le api barberiniane e al proprio cognome la designazione Dell'Api […] Alla morte di Urbano VIII (1644), il Bracciolini, ormai vecchio e stanco, volle riparare nella sua Pistoia; ivi morì l'anno seguente” (L. Rossi, Bracciolini, Francesco, in: “Dizionario Biografico degli Italiani”, XIII, 1971, s.v.).

 

Catalogo unico, IT\ICCU\BVEE\023524; Vinciana, 3874; Bregoli Russo, 119; Allacci, 620; Clubb, 193.


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