Su carta blu
In 16mo (mm. 163x92). Pp. [4], 468. Occhietto e fregio xilografico al frontespizio. Fa parte della “Biblioteca scelta di opere greche e latine tradotte in lingua italiana”, nr. 24. Mezza pelle coeva con titolo e filetti in oro al dorso, piatti rivestiti con carta marmorizzata (minime abrasioni al dorso e ai piatti). Bellissima copia stampata su carta blu.
LUSSUOSO ESEMPLARE IN CARTA BLU delle Tusculane di Cicerone nella traduzione di Galeani Napione e con l'aggiunta di alcuni scritti di quest'ultimo, che erano già apparsi in un'edizione in due volumi stampata a Firenze/Pisa nel 1805.
Gian Francesco Galeani Napione, conte di Cocconato, nacque a Torino da Carlo Giuseppe Amedeo Valeriano e dalla contessa Maddalena de Maistre. Incline a studi storici e letterari, conseguì tuttavia la laurea in giurisprudenza e, dopo la morte del padre, intraprese la carriera amministrativa. Nel 1776 fu assunto come impiegato nelle Regie Finanze, diventando intendente della provincia di Susa e successivamente di quella di Saluzzo. Nel 1801 fu nominato socio dell'Accademia delle Scienze di Torino, quindi presidente della classe di scienze morali, storiche e filologiche. Nel 1812 fu eletto membro della nuova Accademia della Crusca. Nel 1814, dopo la Restaurazione, fece parte del Magistrato per la riforma dell'Università. Uomo di ampia e raffinata cultura, ha lasciato diversi scritti letterari, in prosa e in versi, una nutrita serie di memorie e l'opera che lo rese celebre, Dell'uso e dei pregi della lingua italiana (1791), nella quale sottolinea la necessità di avere una sola lingua nel regno.
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