Documento su pergamena (mm. 318x235) in francese, elaborato e scritto a Lione nel 1588. Composto di due bifogli (quindi di 4 carte) di una bellissima pergamena che conserva tutta la sua freschezza. Alla prima carta timbri della raccolta Giorgio Franco di Firenze.
Scrittura semihybrida formata (Bastarda).
Una giovane e un giovane italiani, nobili di Lucca, ma domiciliati a Lione, vogliono sposarsi, ma vi si frappone un certo qual grado di consanguineità che per l'epoca poteva essere ostativo alle nozze (terzo e quarto grado).
Lei Ortensia Arnolfini di Giuseppe e lui Silvestro Manzi si rivolgono al Papa che invia, secondo la prassi, delle Lettere Apostoliche in forma di dispensa, che insieme ad altre testimonianze e a un interrogatorio (enqueste) dei due attori, contribuiranno a dar vita al processo.
Le più alte autorità lionesi sono coinvolte nella causa.
Anthoine Emanuel Chalon, docteur ès droit, Consigliere de Re, suo Elemosiniere, Canonico delegato del Papa, e Giudice, ecc...presiede la causa e firma l'atto a pagina 7 in basso.
Avvocato (procureur) dei due giovani e Germain Duchef, mentre il procuratore generale dell'Arcivescovo si chiama Faure. La sentenza (sentence) è favorevole ai due giovani e questo viene espresso a p. 7 con la formula: «declaire et declairons le mariage se pouvoir faire et contracter...dispense et dispensons desdiets degres de consanguineite...». Più sotto leggiamo a modo di importante corollario che i bambini nascituri saranno del tutto legittimi, ciò che è carico di conseguenze per la futura trasmissione del patrimonio.
«Ce vendredi vingt sixiesme jour du mois daouste lan milcinq cens quatrevingts et huict». (signè:) Megref.
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