Manoscritto araldico illustrato in italiano. Bologna o Parma, fine XVII secolo.

Autore: BOLOGNA-FAMIGLIA RIARI

Tipografo:

Dati tipografici:


Mm. 298x213. Il manoscritto, cartaceo, si compone di 7 carte non rilegate (2 bifoli e 3 carte singole) vergate da una unica mano. Leggeri aloni e fioriture marginali, ma nel complesso ben conservato.

Curioso manoscritto, illustrato da 3 figure araldiche a piena pagina e da 40 scudi araldici più piccoli disposti su quattro pagine, che raccoglie lo scambio epistolare tra Cosmo Battista Reali, che scrive da Parma, e Domenico Riari, che risponde da Bologna. Lo scambio, che si articola in otto missive inviate tra il 13 aprile e 31 luglio 1663 (sei del Reali e due del Riari), verte principalmente sulla relazione tra i cognomi Reali e Riari, che il Reali ritiene essere la stessa cosa, mentre il Riari sostiene appartengano a due famiglie diverse. Reali da Parma chiede inoltre al Riari a Bologna quale sia lo stemma della famiglia Riari, che egli spera quindi di poter utilizzare anche per sé. Da notare che per la loro corrispondenza i due interlocutori si appoggiano rispettivamente al libraio di Parma Angelo Maria Mori e all'incisore bolognese Giovanni Battista Cavazza, del quale il Reali riferisce di aver visto un'incisione raffigurante San Girolamo dedicata al Riari.

Oltre alle questioni araldiche, tuttavia, Reali informa il suo corrispondente bolognese anche su diversi eventi riguardanti la corte Farnese. Particolarmente toccante, nelle lettere datate 27 aprile e 25 maggio, è il racconto della morte, subito dopo il parto, del figlio del duca Ranuccio II e il giorno seguente di quello della moglie Margherita Violante di Savoia; il Reali si sofferma sulla reazione di dolore del duca, il quale “gettò via il Cappello e piangeva come fa un fanciullino”. Il Reali riferisce poi delle 35.000 truppe francesi accampate vicino a Parma e della voce che girava a Parma, secondo la quale il papa si sarebbe accordato con il re di Francia circa la restituzione de “li stati di Castro al Sig.re Duca di Parma; le valli di Comacchio al Sig.re Duca di Modena”.

Reali era un liutaio ed anche, apparentemente, un compositore, come traspare dal fatto che egli offra a più riprese, evidentemente per sdebitarsi della consulenza araldica, suoi strumenti musicali e sue sonate al Riari, il quale replica: “circha alle Sonate se VS come con tanta gentilezza s'offre, si degnerà di mandarmele mi saranno gratissime; e desiderarei che fossero da Spinetta, e da Chitarra Spagnola”. Si offre poi di pagarle, ma Reali non vuole. Quest'ultimo, che evidentemente da modesto liutaio sperava di poter carpire per sé un lembo di nobilità, non pare persuaso dagli argomenti sfavorevoli del Riari, al punto che nelle ultime due lettere si firma Cosmo Battista Riari.

I Riari erano infatti una nobile famiglia bolognese e gli stemmi disegnati nel presente manoscritto, che fanno da contorno allo scambio epistolare, testimoniano appunto delle importanti relazioni del casato in quella che era allora la seconda città più importante dello Stato della Chiesa.

Il presente manoscritto pare dunque essere stato copiato alcuni anni dopo lo scambio epistolare Reali-Riari che raccoglie, in quanto, se il primo stemma araldico reca la data 1664, gli ultimi due stemmi fra quelli “de protettori della Casa de SS.ri Riarij” si riferiscono invece ai cardinali Pietro Ottoboni e Francesco Maria de' Medici, che furono eletti al porporato rispettivamente nel 1686 e nel 1689. Sulla base di ciò e di elementi interni come la scrittura, pare quindi potersi datare con buona approssimazione alla fine del XVII secolo.


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