Listino marzo 2024 (Ireneo Affò, 1741-1797)
Ireneo Affò nacque a Busseto il 10 dicembre 1741. Entrato fra i minori osservanti insegnò filosofia e teologia nelle scuole dell'ordine, finché nel 1768 fu nominato professore a Guastalla dall'infante don Ferdinando. A Guastalla visse per dieci anni, facendo fruttuose ricerche nel locale archivio e compiendo studi di letteratura italiana. Scoprì infatti due nuovi codici recanti una lezione dell'Orfeo del Poliziano diversa dalla ‘vulgata' ed apprestò un'edizione dell'Orfeo tragedia di messer Angelo Poliziano (Venezia, 1776). Inoltre nella Dissertazione sopra i Cantici volgari di S. Francesco d'Assisi (Guastalla, 1777) si propose, valendosi di un codice da lui scoperto, di dare una lezione esatta del Cantico delle Creature e di togliere a S. Francesco tutti gli altri cantici a lui erroneamente attribuiti. Compilò quindi per i giovani un Dizionario precettivo critico ed istorico della poesia volgare (Parma, 1777).
Nel 1778, su proposta di P.M. Paciaudi, Affò fu nominato vicebibliotecario a Parma. Nel 1785 successe come bibliotecario allo stesso Paciaudi morto in quell'anno. A questo ufficio si aggiunsero poi quelli di storiografo ducale e di professore onorario di storia nella locale università. Dal settembre del 1781 al maggio del 1782 compì ricerche in archivi e biblioteche a Roma e in altre città d'Italia. Tra il 1785 e il 1787 pubblicò a Guastalla, in quattro volumi, la Storia della città e ducato di Guastalla.
Da questo momento in poi si dedicò esclusivamente alla storia parmense. I cinque volumi delle Memorie degli scrittori e letterati parmigiani videro la luce a Parma tra il 1789 e il 1797. Altra opera di vastissimo disegno, ma interrotta dalla morte dell'autore, è la Storia della città di Parma (Parma, 1792-95, 4 volumi), che non va oltre il 1346 e fu anch'essa, come le Memorie, continuata da Angelo Pezzana, il quale diede inizio al volume quinto che giunge al 1374, lasciato inedito dall'Affò. L'opera è così ricca di notizie e di documenti che fece guadagnare al suo autore il titolo di ‘padre della storiografia parmense'.
Notevolissima, considerando anche le sue numerosi occupazioni di ufficio e di ministero, fu la produzione dell'Affò: non meno di centotrentatrè opere, tra edite ed inedite, e molte per di più voluminose. Oltre alle giovanili rime sacre e profane, serie e giocose, Affò fu autore di numerose biografie, tutte lodevoli per accuratezza e spessore documentario: Vita di Luigi Gonzaga detto Rodomonte (Parma, 1780); Vita di Vespasiano Gonzaga con in appendice gli Annali ebreo-tipografici di Sabbioneta (Parma, 1780); Vita di Mons. Bernardino Baldi da Urbino, primo abate di Guastalla (Parma, 1783, prima bio-bibliografia sul Baldi); Vita della B. Orsolina da Parma (Parma, 1786); Memorie di tre celebri principesse della famiglia Gonzaga (Parma, 1787); Vita di Pier Luigi Farnese primo duca di Parma e Piacenza (Milano, 1821).
Tra le sue numerose opere di interesse storico-artistico, anch'esse ricchissime di informazioni d'archvio ma anche di acume critico, ricordiamo la Vita del graziosissimo pittore Francesco Mazzola detto il Parmigianino (Venezia, 1783 e Parma, 1784); il Ragionamento sopra una stanza dipinta dal celeberrimo Antonio Allegri (Parma, 1794); Il parmigiano servitore di piazza (Parma, 1796), guida tascabile della città di Parma; il Primo abbozzo di un discorso intorno alle arti parmigiane uscito postumo in appendice (pp. 17-47) al primo volume della Storia di Parma di A. Pezzana (Parma, 1837), che rappresenta una sorta di sintesi di altri scritti dell'Affò rimasti inediti, tra i quali quello su Chiese e monasteri della città di Parma (1780) e quello sugli Artefici di belle arti a Parma, ora conservati presso la Biblioteca Palatina. In tutte queste opere Affò dimostrò abilità come ricercatore e indagatore di archivi, ma anche una chiara visione della storia artistica di Parma da lui riscoperta, come dice R. Longhi, “non per boria campanilistica, ma per forza illuminata e asseverativa di autentici capolavori” (Letteratura artistica e letteratura nazionale, in: “Paragone”, V, 1954, p. 13). La fonte di questa sua passione per l'arte ci viene indicata dallo stesso Affò, che in numerose lettere ricorda la sua aspirazione giovanile per la pittura.
L'immenso carteggio dell'Affò, che fu in contatto con tutti i maggiori letterati ed eruditi d'Italia, si conserva presso la Biblioteca Palatina di Parma. Morì a Parma il 14 maggio 1797 di febbre petecchiale, da lui contratta nel prestare i conforti della religione ad un'inferma (cfr. A. Ghidiglia Quintavalle, Affò, Ireneo, in: “Dizionario Biografico degli Italiani”, vol. 1, 1960, s.v.; vedi inoltre F. Bellini, Cenni intorno alla vita e alle opere dell'Affò, Milano, 1941; e L. Modona, Bibliografia del padre Ireneo Affò, Parma, 1898, estratto dall' “Archivio Storico per le Provincie Parmensi”, VI, 1897).